La storia linguistica del Friuli va ricondotta sia alle popolazioni di ceppo celtico che nel V secolo a.C. penetrarono nella regione , sia alla latinità della zona che trova stabilità in virtù del Patriarcato di Aquileia.

La commistione tra queste due realtà filologiche la si riscontra, già di primo acchito, nella pronuncia ben marcata della lettera "s", che , tra l'altro, rimane nel friulano quale segno distintivo del plurale.

Rimane inoltre nella parlata contemporanea la "l", consonante andata perduta nel palato di molti "vicini di casa"; ecco quindi che "chiama" in friulano diventa clama.

Altri segni distintivi del friulano sono (non vogliatecene se sbagliamo...):

  • la sillaba "ca" diventa cia (es: casa = ciase);
  • la sillaba "ga" diventa dja;
  • rimangono moltissimi dittonghi andati perduti nelle aree circostanti (es: bello = biel);
  • perdita della vocale finale.

All'interno del friulano le differenze sono però numerosissime e la parlata varia moltissimo da un paese all'altro.

Molto vasta e di rilievo è l'attività letteraria in lingua friulana che trova nel corso dei secoli, quali portavoce, molti esponenti di spicco del panorama letterario italiano ma non solo. Tanto per citarne uno, tra i contemporanei, chi non conosce PierPaolo Pasolini?

A salvaguardia della lingua e della cultura friulane, è sorta nel 1991 la Società Filologica Friulana (Societât Filologjiche Furlane). Da allora la Società è impegnata nell'organizzazione di convegni e corsi di lingua, nella promozione di studi e ricerche e nella pubblicazione di autorevoli testi. La Società ha oggi sede a Udine in via Manin, 18.

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